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Ricambi, il futuro è nell’export

Buone notizie, almeno in prospettiva, per il settore della produzione di ricambi per auto in Italia, se saprà puntare sempre più con decisione sull'internazionalizzazione delle proprie vendite. Secondo infatti uno studio della Sace, la società assicurativo-finanziaria del gruppo Cassa depositi e prestiti, oltre 65 miliardi di euro di nuovo export entro il 2020 possono essere generati proprio dalla componentistica italiana per l'automotive.

In particolare Sace ha individuato 12 mercati su cui puntare che, entro il 2021, genereranno vendite per oltre 75 miliardi di euro. Oltre a regioni note come Cina, Messico e India, ci sono anche economie asiatiche di frontiera come il Vietnam. Realtà in espansione, che si trovano al di fuori di quei confini europei che ancora catalizzano l'80 per cento dell'export del settore, secondo i dati aggiornati al primo semestre 2016.

Nello studio della Sace, tra le altre cose, si sostiene che l'industria italiana dell'automobile e delle componenti soffre appunto di una scala internazionale ancora risibile con una quota sulle esportazioni mondiali che rimane tra l'1 e il 4 per cento a seconda del comparto. Tra l'altro, mentre l'export di automobili si è riposizionato sulle geografie a maggior domanda e la quota Ue sulle vendite è scesa dall'80 per cento al 54 per cento in dieci anni, non altrettanto ha fatto la componentistica, pur rimanendo il nono attore globale con 4,8 miliardi di euro di export netto di ricambi. Al momento la realtà è che nel mondo quattro prodotti di componentistica su 100 sono Made in Italy mentre ben 16 sono tedeschi.