Ricambi ai ricambisti?
Il presidente scende in campo
"Sono anni che se ne parla, l'argomento è trito e ritrito,
eppure nella realtà non sta cambiando nulla". Nel mirino di Davide
Pezzo, presidente del consorzio Doc Ricambi Originali Mantova,
Verona, Vicenza, c'è "la vendita dei ricambi originali da parte dei
concessionari Doc ai ricambisti".
Come a dire al nemico…
E la crisi non c'entra niente. Il problema è che ancora oggi ci
sono concessionari che vendono sia tramite i consorzi sia tramite
il ricambista! Anziché vendere solamente al cliente finale, quindi
all'autoriparatore, vendono anche al ricambista che a sua volta
vende al cliente. L'alibi è sempre lo stesso: "Se non glieli do io
glieli darà qualcun altro". Se io come concessionario mi rifiuto,
cosa che faccio da sempre, il ricambista andrà a bussare alla porta
di un altro concessionario che tratta i miei stessi marchi con la
certezza che gli verrà aperta. È vero che fanno volumi, fatturato,
ma non margini.
Lei ha detto che "fanno harakiri".
Esattamente. Il mercato dei ricambi è sempre stato in
mano ai ricambisti, che fino alla metà degli anni '90 avevano il
totale monopolio. Poi, a partire dal '96, come consorzio AsConAuto
abbiamo cominciato a erodere questo blocco compatto riuscendo a
ritagliarci una fetta del 20 per cento. Ma il grosso è ancora nelle
loro mani. Vendere il ricambio della Casa al ricambista è un
suicidio: è lui che in base ai volumi detta i prezzi e stabilisce
gli sconti. E i margini per il concessionario diventano irrisori,
margini che oggi in questa situazione economica potrebbero fare la
differenza per la sostenibilità del business.
E la deontologia professionale va a farsi
benedire…
Lo statuto AsConAuto prevede che il concessionario che aderisce al
consorzio non possa vendere al ricambista; AsConAuto è nato proprio
per contrastare questo fenomeno. Ma non mi risulta sia mai stato
sanzionato nessuno. Il problema, comunque, non è di punire ma di
far crescere la cultura del ricambio originale presso
l'autoriparatore che deve avere nella concessionaria l'unico
interlocutore. Lei pensi al meccanico o al carrozziere che si vede
arrivare il furgone della Doc che gli consegna un ricambio di un
certo marchio e due ore dopo il ricambista che gli porta un altro
pezzo dello stesso marchio!
Reperito altrove…
È il problema che si somma al problema con la P
maiuscola: la vendita al ricambista. È quando il concessionario che
opera in questo modo vende fuori dalla 'sua' zona, invadendo quella
del collega che si rifiuta di farlo.
Doc che cosa può fare concretamente per arginare questo
fenomeno?
Dobbiamo fare leva sulla caratteristica più importante del
consorzio, il servizio. Che però non va più inteso 'solo' come
consegna del ricambio originale a domicilio. Il concessionario deve
lavorare in un'ottica di rapporto bilaterale, di vera, sana
partnership. Non ci sono primi attori ma solo professionisti che
collaborano. Mi spiego: l'autoriparatore si aspetta che il
concessionario dirotti su di lui una parte dei propri autoveicoli
sia di eventuali clienti sia di veicoli usati; cosa che si può fare
benissimo a patto che l'officina o la carrozzeria si impegni ad
acquistare la totalità o comunque la grandissima parte dei ricambi
di quella marca presso quella concessionaria.
La domanda c'è ancora? Anche in anni di crisi come
questi?
Sì ed è in crescita. Sempre più l'autoriparatore vuole il ricambio
della Casa. Ma bisogna saperglielo proporre.
Fidelizzazione in un'ottica di scambio?
Oltre a garantire la fornitura di ricambi originali, la
concessionaria deve mettere a disposizione dell'autoriparatore
cliente fedele il proprio staff. Oggi, con l'elettronica sempre più
preponderante, è inevitabile che il cliente abbia bisogno del
service della concessionaria. Che però deve essere 'formato',
consapevole del ruolo che gioca. Verso l'autoriparatore deve avere
un occhio di riguardo, non può pensare di esaudire la richiesta di
una diagnosi dopo 15 giorni o di non rispondere al telefono perché
troppo occupato.
Occorre fare formazione prima di tutto interna, dentro la
concessionaria. E le direttive, a tutti i livelli, possono arrivare
solo dal titolare.
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